STORIA
Fondata secondo la tradizione dai Pelasgi, mitica popolazione greca migrante, l’etrusca Kaisra/Keisra (Agylla in greco e Caere in latino) divenne una metropoli costiera tra le più prospere e importanti del Mediterraneo antico. Con un’area urbana di circa 150 ha e una popolazione che all’epoca del suo massimo splendore contava non meno di 25.000 abitanti, Caere fu il principale centro dell’Etruria Meridionale. La città etrusca si estende su un vasto pianoro tufaceo, denominato dei Vignali, compreso tra le valli del Manganello e della Mola, che lo separano da due alture parallele, sedi entrambe delle necropoli di epoca storica della Banditaccia (a N-O) e di Monte Abatone (a S-E). Con la conquista romana dell’Etruria (264 a.C.), tutta la regione diviene principalmente centro agricolo e di villeggiatura. A partire dall’alto medioevo, Cerveteri divenne un piccolo centro agricolo della campagna romana, spesso conteso da nobili famiglie. Le mura di cinta risalgono al XII - XIII secolo e, per un tratto, ricalcano il tracciato di quelle antiche. Salendo la scalinata da piazza A. Moro si raggiunge la suggestiva piazza Santa Maria sulla quale si affacciano la chiesa di Santa Maria Maggiore, principale chiesa del centro storico, Il Palazzo Ruspoli, costruito sui resti delle mura medievali, inglobando una più antica torre difensiva. Nel 1533, quando il feudo apparteneva agli Orsini, fu trasformato in palazzo Baronale. Solo nel XVII secolo, quando la città era già passata sotto il governo dei Ruspoli, venne dotato del loggiato e del porticato. Poco distante da Piazza Santa Maria, percorrendo le vie Agillina e dei Bastioni si raggiunge la piccola chiesa di Sant’Antonio Abate, e la Rocca Antica, tratto meridionale delle mura cittadine e spettacolare punto panoramico sulla costa dell’Etruria Meridionale.
ENOGASTRONOMIA
Già gli autori latini celebravano i vini prodotti a Caere, questa terra fertile caratterizzata da terreni di origine vulcanica e alluvionale, ha sempre prodotto vini di grande qualità. Eredi di queste antiche tradizioni sono le numerose aziende vinicole e cantine che, con le loro pregiate produzioni, hanno ottenuto un meritato marchio di qualità, conquistando rilevanti spazi di mercato nazionale ed internazionale.
e uve impiegate maggiormente per i vini bianchi sono: trebbiano, trebbiano toscano, malvasia e chardonnay; per i vini rossi: montepulciano, sangiovese, merlot e, recentemente, la riscoperta del giacchè, vitigno molto antico dal gusto forte e corposo. Altra eccellenza locale è il carciofo romanesco che trae da questi terreni ferrosi un sapore inconfondibile. Rinomate sono anche le pesche delle varietà Bella Roma, Puteolana e Percoca. Altro importante settore dell’economia agricola locale è quello dell’olio extravergine di oliva, prodotto da piccole aziende a conduzione familiare, specializzate anche nella produzione di miele.
Le trattorie, i ristoranti e gli agriturismi locali custodiscono gelosamente le loro ricette, basate su una cucina semplice ma gustosa nella quale trova un’ampia declinazione la cacciagione, soprattutto il cinghiale, e i prodotti derivati dalla lavorazione di carni bovine e suine. Nel periodo primaverile ghiotti menù a base di carciofi romaneschi.
IL SITO UNESCO
La Necropoli Etrusca della Banditaccia, sito Unesco dal 2004 unitamente alla Necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, costituisce il maggior esempio di architettura funeraria della cultura etrusca e uno dei più importanti siti archeologici del Mediterraneo. L’area visitabile, circa dieci ettari, è detta “del Recinto” e fu scavata sistematicamente dal 1909 fino al 1933 da Raniero Mengarelli (vecchio recinto) e, dal secondo dopoguerra da Mario Moretti, (nuovo recinto). Questo antico cimitero si estende per centinaia di ettari su di un pianoro tufaceo, a N-O della antica Civita. Le tombe furono scavate all’interno del banco tufaceo, riproducendo fedelmente la pianta e gli arredi delle coeve abitazioni. Percorrendo un itinerario cronologico, è possibile seguire e comprendere l’evoluzione di oltre sei secoli dell’architettura funeraria etrusca. Le tombe più antiche, risalenti agli inizi del VII sec. a.C. sono contraddistinte dalla caratteristica forma a tumulo, all’interno di queste enormi strutture circolari, furono realizzate una o più tombe, utilizzate dalla diverse generazioni di una stessa famiglia. Il VII secolo a.C. corrisponde alla fase orientalizzante: l’Etruria, come molte altre regioni del Mediterraneo antico, è influenzata dall’arte del Vicino Oriente. Gli interni delle tombe mostrano una planimetria comune, due o tre camere disposte lungo un asse longitudinale; il soffitto, a doppio spiovente molto displuviato, allude a una struttura abitativa ancora simile a una capanna. La necropoli, nella sua prima fase VII - VI secolo a.C., si presenta come un’area costellata da enormi tumuli, attorno ai quali si dispongono emergenze monumentali di identica forma, ma di dimensioni minori. Questo tipo di disposizione dei sepolcri suggerisce l’immagine di una società arcaica, che ruota intorno alla figura di principi aristocratici. Verso la seconda metà del VI sec. a.C. (periodo arcaico) le tombe vengono costruite lungo assi stradali paralleli, assumendo una forma più regolare detta “a dado”: è il riflesso di una società urbana di tipo egualitario, con una distribuzione più omogenea della ricchezza, nella quale anche le tombe assumono un aspetto standard. Il VI sec. a. C. coincide con la massima espansione territoriale dell’Etruria, con colonie di nuova fondazione in Pianura Padana e sulle coste adriatiche, il monopolio delle rotte commerciali sul Mediterraneo occidentale e, a Roma, con l’insediamento dei re etruschi alla guida della città. Successivamente, tra il IV e il I sec. a.C., a causa dell’esaurimento dello spazio disponibile in superficie, si inizia ad utilizzare il sottosuolo, abbassando i livelli stradali e ricavando a notevole profondità una serie di ipogei, alcuni di grandi dimensioni come la Tomba dei Rilievi, altri più modesti, allineati lungo precisi schemi. Ancora una volta la divaricazione all’interno della società etrusca appare evidente. Questa ultima fase della storia degli Etruschi è caratterizzata dalla perdita del controllo delle rotte commerciali del Tirreno e dalle guerre contro Roma che, in un secolo e mezzo, conquisterà tutte le città etrusche.
IL MUSEO NAZIONALE CERITE
Si trova all’interno della rocca medioevale, nel centro storico della cittadina moderna, che si è sovrapposto all'acropoli dell'antica Caere. Il Museo, allestito dall'architetto Franco Minissi, è stato inaugurato nel 1967. La visita consente di seguire le diverse fasi culturali di Caere, dal IX sec. a.C. fino all'età della romanizzazione. I materiali conservati nel Museo, esposti in ordine cronologico, provengono soprattutto dalle necropoli che circondavano l'antico centro urbano. Nel 2013 è stato inaugurato un nuovo percorso di visita multimediale denominato “Museo Vivo” curato da Paco Lanciani e Piero Angela. Al pian terreno sono state installate quattro teche digitali che, attraverso la suggestione della multimedialità, raccontano la storia di alcuni importanti oggetti della collezione. Nel 2014, in occasione del decennale del riconoscimento Unesco, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha deciso di esporre nelle collezioni museali ceriti due capolavori assoluti dell’arte antica, rinvenuti da clandestini a Cerveteri e venduti illecitamente a musei statunitensi:
Il Cratere di Euphronios. Trafugato all’inizio degli anni settanta da una delle necropoli di Cerveteri fu acquistato sul mercato clandestino da un noto mercante d’arte che lo rivendette al al Metropolitan Museum di New York per un milione di dollari. Il vaso è stato restituito all’Italia soltanto nel 2008, a conclusione di una lunga trattativa. Raffigura uno degli episodi più commoventi della guerra di Troia, cantato da Omero al XVI libro dell’Iliade: Sarpedonte, figlio di Zeus e principe dei Lici, accorre in soccorso dei Troiani; nella battaglia morirà per mano di Patroclo. La scena principale dipinta da Euphronios, raffigura il trasporto del corpo dell’eroe in Licia, avvenuto ad opera di Hypnos (il Sonno) e Tanatos (la morte), le due figure alate identificate dal loro nome in greco. L’opera si data al 510 a.C. ED è firmatA da Euphronios come ceramografo e da Euxitheos come vasaio.
La Kylix con scene dell’Iloupersis. Questa famosa coppa da vino, racconta la fase finale della guerra di Troia; il poema epico a cui si ispira - l’Ilioupersis, cioè la caduta di Troia - è andato quasi completamente perduto. La kylix fu realizzata dallo stesso Euphronios ma in qualità di vasaio. Anche questo capolavoro dell’arte greca proviene da Cerveteri. Fu ritrovata durante uno scavo clandestino nel santuario di Eracle a Cerveteri e venduta al J. Paul Getty Museum di Malibu in California. A seguito del rinvenimento di un frammento della kylix durante lo scavo condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale nell’area sacra di Cerveteri, si è dimostrato che il vaso era stato acquistato illecitamente dal Getty Museum, che lo ha restituito nel 1998.